Con Liliana Segre ci siamo conosciuti (la foto è del 2017 ed è di Paolo Siccardi) nel 2002 a Firenze per parlare con insegnanti e studenti. Alla fine della mia lezione sui bambini nella Shoah, mi si accostò e mi spiegò che, pur avendo fornito un quadro a suo modo di vedere convincente, avevo dimenticato una cosa importante, ossia lo stupore. Sì, lo stupore dei bambini che entravano in mondi – e non solo quello del campo di sterminio – che non potevano comprendere, per i quali non avevano risorse e conoscenze, dove erano soli senza i genitori, le uniche guide e sicurezze possibili. È stata per me una lezione fondamentale, sia perché mi è stata regalata una chiave di lettura per cercare di comprendere una realtà così difficile, sia in quanto ha rafforzato in me la convinzione che quel mondo deve essere studiato tenendo sempre presente quella prospettiva e quello sguardo, il loro punto di vista, il loro modo di viverlo, rappresentarlo a se stessi e agli altri, le emozioni, le paure e tutto quanto può far parte dell’universo infantile.