“Tu con noi non puoi giocare perché sei ebrea”

rnegozioariano«Andavamo a mangiare dalle suore […] c’erano delle mamme e dei bambini. Ricordo con precisione di aver chiesto a questi bambini se potevo giocare con loro. E una bambina mi ha detto: “No tu vai via perché sei ebrea. Tu con noi non puoi giocare perché sei ebrea”». Abbiamo sentito, almeno una volta, un ricordo di questo genere, e ogni volta – questo vale almeno per me – credo sia emerso il disagio, la sofferenza e la rabbia che si associano naturalmente a queste storie, tanto più quando riguardano dei bambini.

Eppure vale la pena di ricordarlo perché questo piccolo episodio non si colloca nel 1938 bensì nell’immediato secondo dopoguerra, nel 1945 o nel 1946.

Lo racconta Jordanit Ascoli, nata nel 1939 in Italia e fuggita in Svizzera con i genitori nel 1943, che ritorna nel suo paese alla fine della guerra, con un grande carico di violenze psicologiche e di malattie fisiche. Il suo ricordo di quel momento prosegue in questo modo: «La mamma di questa bambina l’ha chiamata e le ha parlato sottovoce. La bambina è tornata e mi ha detto: “No, mi ha detto la mia mamma che adesso puoi giocare con noi anche se sei ebrea».

 

[la testimonianza di Jordanit Ascoli si trova in S. V. Di Palma, Bambini e adolescenti nella Shoah. Storia e memoria della persecuzione in Italia, Unicopli, Milano, 2004, p. 171]